Quest’anno non mi voglio dilungare in racconti o resoconti. Non voglio nemmeno finire nella retorica del “vedere il lato positivo” dopo sfighe, problemi e peripezie. Che comunque non mancano mai.
Voglio condividere solo 3 cose importanti di questo 2024, sbocciate come un fiore cresciuto lento, dopo aver letto un libro durante l’estate.
1. Scegli sempre chi vuoi essere
Sembra banale, ma quante cose facciamo senza mai fermarci a pensare? Tendiamo a vivere col pilota automatico. Che è una cosa naturale, in realtà, perché il nostro cervello è portato alla pigrizia. Pensare costa energie.
Eppure trovo faccia una grande differenza.
Non è tanto un vezzo, perché fa “persona zen e riflessiva”. Ma perché ogni nostro comportamento ci definisce. Ogni pensiero ci plasma. Tutto ciò costruisce la nostra persona. Dalle grandi, alle piccole cose.
Fai un lavoro che non ti appaga? Puoi scegliere di lamentarti e continuare, oppure no.
Persone che non ti piacciono ti chiedono di uscire? Puoi scegliere di accettare per “cortesia”, oppure no.
Sei con un gruppo di persone con cui hai poca confidenza? Puoi scegliere di farti gli affari tuoi, oppure no.
Sei stato deluso da una persona? Puoi scegliere di abbandonarti alla sfiducia, oppure no.
Incroci una persona al bar? Puoi scegliere di salutarla e scambiare due chiacchiere, oppure no.
Sta a noi. Ogni giorno siamo di fronte a decine di situazioni che ci permettono di scegliere.
Quest’anno ho iniziato a chiedermi più spesso: «Che persona voglio essere?»
Ogni risposta a questa domanda guida una scelta. E ogni scelta definisce chi siamo. Sia che ne siamo consapevoli, sia che viviamo col pilota automatico.
Ovvio che non è tutto semplice. Pensare costa fatica. Agire secondo quello che pensiamo ne costa ancora di più. E poi nel mezzo ci sono le emozioni, che sono e saranno sempre fuori da ogni giurisdizione.
Comunque, visto che mi sembra una faccenda importante, ho deciso che porsi questa domanda vale lo sforzo.
2. La vera preghiera è un grazie
Sono cresciuto con un’educazione cattolica e, pensandoci, la preghiera è sempre stata basata su un concetto: la supplica, la richiesta, il domandare qualcosa che non si ha.
Il passare un esame, la salute, i soldi, la felicità, ecc.
Nel 2024 ho cambiato prospettiva. Pregare in questo modo presuppone di essere “in difetto”. Volere qualcosa che non si ha sottolinea la mancanza. E la mancanza, generalmente, ci fa stare male.
Un’alternativa che ho scoperto nasce da una parola semplicissima: grazie. Esprimere gratitudine è un’altra forma di preghiera, che, al contrario, sottolinea la presenza.
Fare caso a ciò che è presente nella nostra vita e che apprezziamo, generalmente, ci fa stare bene.
Basta prendersi 5 minuti ogni tanto, pensare alle cose presenti che hanno valore per noi, ed esprimere (a pensieri, parole, scarabocchi…) un sincero grazie. Tutto qui.
Non sarà la soluzione a ogni problema, ma è gratis, fa bene e lo possiamo fare quante volte vogliamo.
3. La tua vita è la tua esperienza
«Dicono che…»
«Ho letto che…»
«Ho sentito che…»
Occhio che… vivere secondo le esperienze di qualcun altro può essere rischioso.
Ora, mica significa non fidarsi più di niente e di nessuno. Ma pensa come dev’essere vivere a lungo “fuori rotta” per colpa di una credenza, nata dall’esperienza di altre persone, che hai preso per verità assoluta.
Per poi scoprire che magari andava bene per qualcun altro, ma non per te. E che hai vissuto così solo per non averla mai messa in discussione.
Anche no, eh? Il tempo da vivi è troppo prezioso.
Per come la vedo, noi siamo delle anime che hanno due grandi strumenti – un corpo e una mente – utili a vivere delle esperienze, di ogni tipo.
L’anima è al centro. Non la mente, non il corpo.
Per stare bene davvero, dobbiamo ascoltare la nostra anima. Ci dice in tanti modi ciò che fa per noi e ciò che è meglio lasciar stare. Spesso attraverso segnali deboli, senza fare troppo chiasso, ma presenti.
È la nostra unica, autentica bussola.
Il tranello più grande che ho vissuto – in cui vedo anche tante persone cadere – è imboccare strade basate sulle aspettative sociali, ignorando completamente questa bussola.
Possiamo fare tutto. Lavorare 12 ore al giorno in un ufficio vetrato di una grande città. Ma anche andare a vivere sulla cima di una montagna e mangiare bacche. Va bene tutto.
Purché ci ascoltiamo prima e scegliamo chi vogliamo essere. Per poter costruire la realtà che desideriamo, che ci fa stare bene, attraverso la nostra esperienza personale. Che poi è l’unica che conta.
E dopo tutto questo filosofeggiare, possiamo tornare su TikTok a vedere i gattini.

Buon 2025!
Un abbraccio.
Fede
P.S. Il libro che ho letto la scorsa estate è Conversazioni con Dio, di Neale Donald Walsch. Spoiler: di religione c’è ben poco.
P.P.S. Alle spalle, in fila indiana, ci sono sempre 2023, 2022, 2021, 2020, 2018 e 2017.